Dedizione, puntualità e referenze: come riconoscere la baby sitter giusta? Lo abbiamo chiesto ad un’esperta del settore, Amalia Riso, consulente ai servizi per l’infanzia e la famiglia, da anni impegnata nell’avviamento di asili nido, scuole dell’infanzia, agri scuole e agri nido, spazi gioco e ludoteche.

La selezione inizia con il primo contatto telefonico

Se la prima opinione è sempre quella che conta, allora, nella scelta della futura tata è bene tenere in considerazione anche le informazioni che emergono nella fase di selezione, proprio nel corso della telefonata con l’aspirante baby sitter. “Già dal tono della voce è possibile capire una persona: se deve occuparsi di bambini deve essere pacata. Ti chiede subito quanto prende? Poco professionale parlare di soldi al telefono. Prima vengono la disponibilità ed i bisogni del bambino, che la famiglia deve chiarire fin da subito” spiega Amalia Riso.

Parola d’ordine: Green Pass e mascherina in casa

L’aspirante tata è vaccinata ed in possesso di un Green Pass valido? Dal 15 ottobre 2021 per tutto il personale domestico, e quindi anche per le baby sitter, è obbligatorio essere in possesso di una certificazione verde per lavorare. Al contrario sia il lavoratore che il datore (che ha l’onere del controllo) rischiano una sanzione amministrativa, che nel caso della famiglia può arrivare anche a 1000 euro. “Per questo è importante parlare di Green Pass da subito, già al telefono, ancora prima del vero e proprio colloquio. Stando a stretto contatto con i bambini sarebbe fondamentale che in casa la tata indossasse anche un dispositivo di protezione individuale, considerato che i minori di 6 anni non hanno l’obbligo della mascherina”.

Proporre solo rapporti di lavoro in regola

“Mettere in regola – precisa Amalia Riso – è sempre un punto di forza, sia per la famiglia che per la baby sitter. E’ il segnale che si sta prendendo seriamente l’impegno. Ci si mette subito nella condizione di massima trasparenza, senza contare che per un datore potrebbe diventare complicato esigere un Green Pass valido da un lavoratore in nero…”.

Parla bene l’italiano?

La conoscenza della lingua è sicuramente fondamentale quando si sta scegliendo la tata del proprio figlio, soprattutto se questo è molto piccolo o nella fase dello sviluppo del linguaggio. Al di là dell’accento o dell’origine, che sia una lavoratrice italiana o straniera è fondamentale che parli italiano. Poi, conoscere bene una lingua straniera può indubbiamente essere un valore aggiunto” chiarisce l’esperta.

Come si presenta al colloquio

“L’abbigliamento deve essere funzionale all’attività che si deve svolgere, stando a contatto con i bambini quello giusto è per esempio una maglia ed un jeans, una tuta con le scarpe da ginnastica. Stesse regole anche il giorno del colloquio, nessuno si aspetta che arrivi una candidata baby sitter in minigonna e tacco 12. Imprescindibile la questione igiene: capelli ed abiti sempre puliti e curati”.

Puntualità

“Puntualità – dichiara Amalia Riso – significa essere sul posto di lavoro almeno 10 minuti prima. Quindi se la baby sitter si presenta al colloquio in ritardo non si parte con il piede giusto, soprattutto nel caso di una lavoratrice che ha a che fare con i bambini e con gli orari dei genitori”.

Curriculum: si o no?

“Presentarsi ad un colloquio di lavoro con curriculum stampato non può che deporre bene, – chiarisce l’esperta – è un segno di professionalità. In questo modo la famiglia può entrare fin da subito a conoscenza di alcune informazioni importanti, come i dati anagrafici, la formazione scolastica e le esperienze professionali passate. Le referenze? Bene se vengono elencate ma nel rispetto della privacy di entrambi, se nel Cv mancano completamente potrebbe essere il segno che qualcosa è andato storto con il precedente datore di lavoro”.

Domande di rito

“Alcune domande di rito non possono mancare: normalmente la famiglia chiede alla lavoratrice da quanto tempo si occupa dei bambini. È una domanda lecita e giusta – spiega Riso – ma ritengo altrettanto importante capire quale sia la motivazione che spinge la persona a lavorare con i bambini. Occuparsi di loro non è certamente un impegno banale ma, al contrario, richiede grandi capacità, passione e perché no, esperienza, che comunque non può essere l’unico elemento per valutare: anche una baby sitter alle prime armi può poi dimostrarsi una tata perfetta”.

La presenza del bambino durante l’incontro

“È raccomandabile che il bambino sia presente in casa il giorno del colloquio, in questo modo è possibile capire fin dall’inizio come la baby sitter si relaziona con lui. Una persona da subito troppo invadente mi spaventerebbe. Una tata deve saper coinvolgere ma rispettando i tempi del bambino e soprattutto non deve mai sostituirsi ai genitori perché il suo ruolo è completamente diverso e complementare alla famiglia” precisa Amalia Riso.

Se squilla il cellulare durante il colloquio…

“Quando ci si presenta ad un colloquio di lavoro il cellulare deve restare spento e chiuso in borsa. Così dovrebbe essere anche mentre si lavora perché una baby sitter, per il ruolo che ha, non può permettersi distrazioni, soprattutto quando arrivano le notifiche su WhatsApp. L’uso del cellulare è sempre un’arma a doppio taglio, anche quando è la famiglia a fornirne uno di ‘servizio’ al lavoratore”.

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