Negli ultimi anni le nostre città si stanno lentamente ridisegnando in termini di mobilità sostenibile. E’ un processo lungo ma probabilmente irreversibile perché nei decenni passati abbiamo conosciuto i danni e le difficoltà dovute all’aumento indiscriminato delle auto nei centri storici e nelle cinture metropolitane.
Vediamo quindi alcuni esempi di questa tendenza e come possiamo, da privati cittadini, prendere il meglio di questa evoluzione per risparmiare tempo e soldi ma soprattutto, in molti casi, vivere in contesti più sicuri.
La mobilità sostenibile nelle città italiane
In Italia, secondo l’Ispra, il trasporto stradale contribuisce quasi per un quarto all’emissione di gas serra. E’ per questo che – da più di venti anni – pubbliche amministrazioni, associazioni e imprese di servizi si impegnano per sviluppare piani di intervento strategici che possano migliorare la mobilità delle nostre città integrando soluzioni e mezzi diversi.
Sicuramente un forte impulso alla ricerca di soluzioni di mobilità sostenibile è stato dato dall’avvento della pandemia. A seguito dei vari lockdown che hanno ridotto drasticamente la mobilità della popolazione, si sono riscontrati livelli di inquinamento molto più bassi della media. Di conseguenza, anche dopo che la pandemia è stata dichiarata ufficialmente superata – nel maggio del 2023 – è rimasta molto alta l’attenzione di amministrazioni e cittadini relativamente all’importanza di agire per rendere il nostro ambiente più vivibile e sano.
Un punto di riferimento fondamentale per conoscere la situazione in Italia è senz’altro Euromobility, un’associazione finalizzata alla promozione della figura del mobility manager presso pubblica amministrazione e imprese private. Il loro rapporto annuale “La mobilità sostenibile in Italia”, si basa su una serie di indicatori demografici e rilevamenti scientifici. Dalla densità abitativa al grado di motorizzazione; dalla percentuale di vetture a basso impatto alla diffusione dello sharing di car scooter e monopattini; dalla diffusione dell’uso di biciclette ai chilometri di piste ciclabili disponibili. Ovviamente sono presi in considerazione i valori di PM, NO e CO2.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato nel 2023 sui dati del 2022, la città più virtuosa è Firenze; seguono Milano e Torino. La capitale è solo al 15° posto.
Sulle 50 maggiori città italiane prese in considerazione dal rapporto, solo sei non dispongono di un piano di mobilità sostenibile approvato o avviato: questo è un indice dell’attenzione che l’argomento suscita nelle comunità cittadine.
Quali sono gli obiettivi della mobilità sostenibile
Ma perché la comunità scientifica e gli amministratori si stanno impegnando così tanto per sviluppare progetti in questo senso? Volendo sintetizzare, possiamo dire che gli obiettivi della mobilità sostenibile sono principalmente tre:
- Ridurre l’inquinamento nelle nostre città
- Risparmiare sul costo dell’energia (sia a livello pubblico che privato)
- Migliorare la sicurezza stradale e l’ambiente cittadino per i pedoni
Questi obiettivi si perseguono attraverso un mix di soluzioni e buone pratiche che investono tanto la pubblica amministrazione, locale e nazionale, quanto i privati cittadini che effettivamente si mostrano sempre più sensibili all’argomento.
Ma come impattano questi obiettivi sulla gestione familiare quotidiana? In molti casi, l’adozione di soluzioni di mobilità sostenibile per le famiglie può concorrere concretamente alla riduzione dei costi di gestione quotidiana. Tuttavia è indubbio che le famiglie che abitano in periferia e devono percorrere molti chilometri ogni giorno le soluzioni tradizionali sono più accessibili, mentre le soluzioni innovative di mobilità sostenibile sono più adatte alle zone centrali e ztl. Però dagli studi e dagli esperimenti fatti in tante città, soprattutto nelle metropoli, appare sempre più chiaro che la mobilità più efficace è quella cosiddetta “intermodale” cioè che sfrutta più mezzi di collegamento all’interno dello stesso tragitto, anche per spostamenti quotidiani: per esempio auto + metro; auto + carsharing; ecc. Soluzioni adatte quindi anche per chi abita al di fuori del centro.
Cosa possiamo fare come cittadini per una mobilità più sostenibile?
Sembra banale dirlo ma abbiamo da tempo perso l’abitudine a fare una camminata o una breve passeggiata in bicicletta, anche per brevi spostamenti nel quartiere oppure per accompagnare i nostri figli a scuola. Ritornare ad una pratica più assidua della camminata o ad un uso quotidiano della bicicletta per brevi tratti è la prima buona pratica che alleggerirebbe il traffico locale e il nostro bilancio familiare.
Per gli spostamenti di medio raggio, invece, si sta diffondendo l’uso di biciclette a pedalata assistita (o biciclette elettriche) che però, attualmente, sono ancora usate di più per lo svago o lo sport che per gli spostamenti di servizio. Un’altra soluzione idonea per spostamenti di breve raggio è la cosiddetta micromobilità: monopattini elettrici, segway (usati anche dalle forze dell’ordine) e similari. Entrambe queste soluzioni sono molto diffuse sia in forma privata che in forma di sharing (condivisione) dei mezzi.
La condivisione dei mezzi (che siano automobili – elettriche o no – biciclette o monopattini) è una soluzione che nelle grandi città si sta diffondendo sempre di più. Come funziona il car (bike, monopattino) sharing?
- Normalmente per accedere al servizio è necessario registrarsi su una piattaforma, indicando anche un metodo di pagamento, e scaricare la app.
- Una volta scaricata la app si cerca un veicolo vicino a sé attraverso la mappa fornita all’interno della app stessa.
- Trovato il mezzo lo si attiva sempre mediante la app e lo si può usare a piacimento parcheggiando dove ci è più comodo una volta arrivati a destinazione.
- La piattaforma preleverà la tariffa indicata direttamente sul conto o sulla carta che avremmo immesso in fase di registrazione
Ecco i principali operatori nel campo del car sharing in Italia.
Enjoy è la piattaforma di Eni presente in più di quindici fra le maggiori città italiane.
A Roma è presente la piattaforma Car Sharing Roma, direttamente gestita dal servizio mobilità del Comune. ShareNow, precedentemente chiamata Car2Go, è attiva a Roma Milano e Torino. In tutti i casi è opportuno verificare sui siti delle rispettive piattaforme, le aree in cui il veicolo può essere prelevato e parcheggiato. Per chi lavora in smart working (altra importante misura per l’allentamento del traffico e dell’inquinamento) o comunque non si muove quotidianamente ma sporadicamente, molto spesso l’uso del car sharing al posto dell’acquisto di una propria automobile (o al posto della seconda auto in famiglia) può essere una soluzione molto vantaggiosa anche per il bilancio familiare.
Le piattaforme per la condivisione di biciclette e monopattini funzionano più o meno con lo stesso sistema. Nelle città italiane sono molto utilizzati dalle generazioni più giovani, molto attente alle questioni ambientali e abituate alla sharing-economy. Helbiz, presente in più di venti città in Italia, si occupa di sharing di monopattini scooter e biciclette elettrici. Lo slogan che campeggia nella home del sito Helbiz rappresenta molto bene il concetto di intermodalità di cui parlavamo: “la tua scelta per l’ultimo miglio” implica infatti che la soluzione si integra con altri mezzi che hanno permesso alle persone di avvicinarsi al centro della città dove poi spostarsi con i mezzi di micromobilità elettrica.
Lime è un’altra piattaforma diffusa in tutto il mondo. In Italia è presente a Milano, Napoli, Palermo, Roma, Rimini, Torino e Verona. Altre piattaforme per la micromobilità in sharing sono Bird, Dott e Link; tutte presenti in molte fra le principali città italiane. In generale, è opportuno registrarsi su diverse piattaforme per avere la certezza di trovare il veicolo disponibile nella zona di interesse.
Cosa fanno gli amministratori delle nostre città per la mobilità sostenibile
Come già detto, il Pums (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) è un piano strategico che ogni comune sviluppa con un orizzonte di 10 anni per progettare e implementare soluzioni per ridurre traffico e inquinamento derivanti dai trasporti.
Il Comune di Roma ha creato una società partecipata dedicata (Roma Mobilità). Questa partecipata si occupa – oltre alla gestione di della piattaforma comunale di car sharing – di progetti di ciclabilità (in primis il famoso GRAB, Grande Raccordo Anulare delle Biciclette), pedonalità, intermodalità (che comprende l’attivazione dei cosiddetti parcheggi di scambio), trasporto pubblico e logistica.
A Milano la partecipata che si occupa di mobilità sostenibile si chiama Amat (Agenzia Mobilità Ambiente Territorio). Secondo un altro osservatorio denominato “Clean Cities”, per la mobilità elettrica e in sharing Milano è la prima città in Italia e la settima in Europa, fra l’altro per la quantità di bus a zero emissioni. Fra i progetti sviluppati dall’Amat, sono presenti anche iniziative per l’accessibilità universale delle persone (ai trasporti e ai luoghi pubblici), valutazioni ambientali e partecipazione pubblica.
L’allestimento delle discusse aree 30km/h è un altro tassello della mobilità sostenibile e della sicurezza delle nostre città. Secondo l’Istat il 73% degli incidenti avviene proprio nelle strade urbane. In ogni città europea dove si è adottata la misura “Città 30” si sono avute riduzioni di incidenti e feriti fra il 40% e l’88%.
La mobilità sostenibile è anche una responsabilità delle aziende
Negli ultimi anni, all’interno delle divisioni aziendali per la gestione del personale, soprattutto in aziende molto attente alla responsabilità sociale, si sta diffondendo una forte attenzione alla mobilità dei propri dipendenti. Alcune società addirittura ricompensano i propri collaboratori che decidono di andare a lavorare in bicicletta (il cosiddetto bike-to-work): il sito Nordesteconomia, in un interessante articolo, riporta le aziende che promuovono questa ed altre best-practice per la mobilità sostenibile, fra di esse Electrolux, Ovs, Fantic Motor, il Gruppo Generali e molte altre.
In Italia stanno nascendo diverse società di consulenza, specializzate nella progettazione di mobilità intermodale, che sviluppano progetti di mobilità sostenibile per le aziende fornendo servizi e informazioni utili per ridurre al massimo l’impatto del trasporto casa-lavoro. Solo per fare due esempi: BusForFun Business e Horsa