Il co-housing e il co-living sono due modelli abitativi che negli ultimi anni hanno guadagnato popolarità a livello globale. Entrambi hanno in comune lo scopo di promuovere la condivisione di spazi e risorse, ma in modalità diverse che rispondono a bisogni ben distinti.

Co-housing: una comunità consapevole e partecipativa

Il concetto di co-housing nasce nei paesi scandinavi a partire dalla fine degli anni ’60. L’idea è quella di creare degli insediamenti abitativi composti da alloggi privati e da ampie aree comuni, destinati alla socialità e alla condivisione da parte dei cohousers (in italiano coresidenti). In pratica, delle vere e proprie comunità dove gli abitanti possiedono un proprio spazio privato, che comprende i servizi tradizionali come cucine e bagni, ma condividono con gli altri abitanti grandi spazi come zone pranzo, lavanderie, spazi ricreativi per bambini, palestre, piscine, biblioteche e molto altro.
Gli abitanti non solo convivono nello stesso ambiente, ma partecipano a tutte le decisioni riguardanti la gestione e il funzionamento della comunità. La partecipazione attiva è infatti un aspetto chiave: i residenti discutono e pianificano insieme le questioni logistiche, economiche e ambientali. Un altro aspetto importante della comunità di co-housing è, in termini di sostenibilità, la riduzione dell’impronta ecologica: i residenti ottimizzano l’uso delle risorse comuni (ad esempio, attraverso la condivisione di elettrodomestici, spazi di lavoro e aree verdi), e promuovono pratiche virtuose come l’uso di energie rinnovabili e la gestione sostenibile dei rifiuti.

La diffusione in Italia del co-housing

In Italia, il co-housing ha avuto difficoltà a decollare rispetto ad altri Paesi europei, ma da qualche anno ha iniziato a svilupparsi velocemente, soprattutto al nord. Tra le regioni pioniere, il Trentino Alto Adige, dove non mancano numerosi esperimenti positivi che hanno portato la Provincia autonoma di Trento a riconoscere giuridicamente il co-housing come modello abitativo. Molto interessanti sono le esperienze dedicate all’abitare collaborativo raccolte sul sito cohousingtrentino.it, dove una guida dettagliata ne esplora i costi, le pratiche sostenibili e le relazioni da tenere con la pubblica amministrazione, offrendo un supporto pratico a chi intende intraprendere questo percorso.
Sempre nel nord Italia, una realtà di rilievo è Homers, brand di Homes4All Srl, una startup innovativa del Politecnico di Torino. Nata nel 2014, Homers promuove la realizzazione di case tramite la rigenerazione urbana, coinvolgendo privati nella co-progettazione degli spazi abitativi. L’iniziativa si collega al progetto Buena Vista, un’esperienza di cohousing solidale sorta sempre a Torino, che ha l’obiettivo di favorire la costruzione di reti di solidarietà e vicinato.
Un altro esempio è MeWe Abitare Collaborativo, un’impresa sociale che segue l’intero processo di edilizia accompagnando le famiglie nella ricerca di una casa collaborativa. Come spiegato sul sito abitarecollaborativo.it, MeWe facilita la creazione di piccole comunità intenzionali, mettendo in relazione le persone e gestendo l’aspetto finanziario e amministrativo del processo. Un modello che rappresenta anche una soluzione concreta per promuovere l’accesso alla casa come diritto.

Co-living: una soluzione flessibile e moderna

Il co-living è nato in risposta ai cambiamenti di una società mobile, sempre più connessa digitalmente e in cerca di flessibilità. A differenza del co-housing, va incontro a chi cerca una soluzione abitativa temporanea e senza impegni a lungo termine. Si tratta di uno spazio condiviso tra due o più persone che offre comfort, praticità e servizi, ma senza il livello di partecipazione comunitaria richiesto dal co-housing.
Il co-living è perfetto per chi si trasferisce per un nuovo lavoro, per chi studia, per chi lavora a distanza, per chi avvia una nuova azienda o sta conoscendo una nuova città.
Giovani professionisti, imprenditori, artisti, stagisti, studenti, viaggiatori, lavoratori a distanza e molti altri beneficiano di questa modalità abitativa che offre numerosi vantaggi:

  • Accessibilità economica: L’affitto in co-living è spesso più basso rispetto a un appartamento privato, e tutti i costi aggiuntivi (arredamento, utenze, depositi cauzionali) sono ridotti.
  • Convenienza organizzativa: Vivere in uno spazio co-living libera dalla gestione delle utenze e delle pulizie, lasciando spazio per passioni e tempo libero.
  • Comunità integrata: Uno dei maggiori vantaggi è la possibilità di condividere momenti sociali con altre persone nuove amicizie.
  • Flessibilità: Il co-living offre contratti di breve durata e la possibilità di cambiare città o quartiere facilmente. L’ideale per chi ha un lavoro dinamico o non è ancora pronto a stabilirsi a lungo termine.
  • Vivere in modo minimalista: Con uno spazio già arredato e organizzato, si promuove uno stile di vita più semplice, sostenibile e senza accumulo di oggetti superflui.

In Italia il co-living è ancora una realtà emergente, tanto che non ha ancora una precisa definizione e trattazione specifica nella normativa. La città dove si sta diffondendo con rapidità è Milano. Nel capoluogo lombardo, i principali operatori specializzati sono DoveVivo, che Roomie e Camplus Apartments, che stanno mettendo radici in altre città del nord Italia, e puntano alle grandi città d’arte e cultura come Roma, Venezia e Firenze.
I fruitori del co-living sono attratti dalla semplicità di gestione di queste piattaforme che automatizzano processi come la prenotazione e la manutenzione, rendendo tutto più fluido.
A livello internazionale, un esempio concreto di questa tendenza è Coliving.com, una piattaforma che offre oltre 36,000 camere in 1,650 spazi coliving sparsi in 340 destinazioni in tutto il mondo. Si tratta di spazi abitativi flessibili e convenienti, ideali per chi cerca una vita urbana e dinamica.

Le differenze fra co-housing e co-living

Le differenze tra co-housing e co-living sono significative. Il co-housing richiede un impegno più profondo, spesso basato su una visione condivisa di sostenibilità e collaborazione. I residenti vivono in unità private ma condividono spazi e decisioni, con un coinvolgimento attivo nella gestione della comunità.
Il co-living, invece, è più una soluzione abitativa temporanea e flessibile, rivolta a chi cerca praticità e bassi costi in contesti urbani, senza però l’impegno comunitario a lungo termine.

Due modi alternativi ma simili di riscoprire il vivere insieme

In entrambe le modalità, il minimo comune denominatore è la condivisione. Se il co-housing si fonda sull’idea di una comunità stabile e consapevole, il co-living riflette le esigenze di una società moderna, sempre in movimento. Entrambe le soluzioni, però, offrono risposte innovative a problemi di isolamento sociale, costi abitativi elevati e ricerca di uno stile di vita più sostenibile.

Assindatcolf ti assiste nella gestione del lavoro domestico.

Dal contratto alla busta paga, dalle ferie al TFR.
Assindatcolf Associati Ora

Scrivi ad Assindatcolf

per un dubbio o un consulto su questioni contrattuali