Nel 2024 oltre il 50% dei lavoratori domestici regolarmente assunti si è occupato di cura alla persona. Per la prima volta, infatti, la quota di lavoratori domestici impiegati come badanti (50,5%) ha superato quella delle colf (49,5%). Un dato simbolico ma rivelatore di una trasformazione in atto: il lavoro domestico in Italia è sempre più legato all’assistenza continuativa, soprattutto agli anziani non autosufficienti, e sempre meno centrato sulle mansioni generiche. È questo uno degli elementi più significativi che emergono dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio INPS sui lavoratori domestici, presentato lo scorso 18 giugno.
Nel 2024 i lavoratori con almeno un contributo versato all’INPS sono stati 817.403, segnando un calo del -3% rispetto al 2023, il terzo consecutivo. Dopo l’aumento legato alla regolarizzazione del 2020, il settore ha perso circa 158 mila lavoratori in tre anni. Un segnale d’allarme che impone una riflessione seria sul futuro del comparto.
E ancora, il 68,6% dei lavoratori domestici è straniero, ma la quota è in calo: -18% nel triennio 2022-2024. La componente italiana, oggi pari al 31,4%, registra una contrazione più contenuta (-13%). Il settore continua a poggiare in larga parte sulle donne: l’88,9% è di sesso femminile, una proporzione che torna ai livelli pre-pandemia. La fascia d’età più rappresentata è quella tra i 55 e i 59 anni, mentre solo l’1,5% dei lavoratori ha meno di 25 anni. Il lavoro domestico invecchia, senza ricambio.