Il Dpcm in materia di programmazione di flussi di ingresso pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 3 ottobre definisce con precisione (art 6, comma 4, lettera c)) le quote di lavoratori non comunitari che potranno entrare in Italia nel triennio 2023-2025 per essere impiegati nel comparto domestico: complessivamente 28.500 unità, 9.500 cittadini per ogni anno da qui al 2025.

Quello che deve ancora essere stabilito è quanti di questi 9.500 ipotetici lavoratori potranno essere chiamati per l’assistenza familiare, ovvero il lavoro domestico. Il Decreto parla, infatti, di quote da destinarsi non solo al comparto dell’assistenza familiare ma anche a quella socio-sanitaria, senza tuttavia entrare nel dettaglio di un’eventuale suddivisione.

In vista dell’atteso click day (il giorno dell’invio delle domande) previsto per il prossimo 4 dicembre, si attendo quindi informazioni dettagliate tramite circolare. Secondo Assindatcolf ed il Centro Studi e Ricerche Idos per coprire il fabbisogno aggiuntivo di manodopera straniera in Italia servirebbero 23mila lavoratori non comunitari l’anno da assumere nei ruoli di colf, badanti e baby sitter, circa 68mila nello stesso triennio 2023-2025. Ad oggi, però, il Governo ne ha previsti 28.500 in totale da qui al 2025.