Cosa sono e come funzionano detrazioni e deduzioni nel lavoro domestico? Ma soprattutto, quale è la differenza tra questi due strumenti? In termini generali si può affermare che detrazioni e deduzioni sono due agevolazioni che lo Stato mette a disposizione dei contribuenti per incentivare determinate spese e ridurre il carico fiscale. Sebbene entrambi questi strumenti abbiano l’obiettivo di abbassare le tasse, nella pratica funzionano in modo diverso. Vediamo come.

La detrazione fiscale delle spese per la badante

La detrazione è un importo che viene sottratto direttamente dall’imposta da pagare, quindi riduce l’importo dell’imposta lorda calcolata sul reddito. Per capire come funziona: si calcola prima il reddito imponibile su cui vengono applicate le aliquote fiscali, si ottiene l’imposta lorda, che viene ridotta grazie alla detrazione, ottenendo così quella netta da pagare. Prendiamo un esempio:

  • Reddito imponibile (ipotetico) del datore di lavoro: 30.000 €
  • Imposta lorda (ipotetica): 5.000 €
  • Detrazione (ipotetica): 1.000 €
  • Imposta netta da pagare: 5.000 € – 1.000 € = 4.000 €

In questo caso, il contribuente paga 4.000 € di imposte, dopo aver applicato la detrazione di 1.000 €.
Tra le spese detraibili c’è quella che riguarda lo stipendio della badante. Non sono ammesse spese per lo stipendio di colf o baby sitter. Ma anche nel  caso dell’assuzione della badante la detrazione si ottiene solo a determinate condizioni.

Chi assume una badante per assistere una persona non autosufficiente può ottenere una detrazione del 19% sulle spese sostenute per la retribuzione della stessa su un massimo di spesa pari a 2.100 € ma solo se il proprio reddito complessivo non supera i 40.000 €.
Il risparmio (che si applica direttamente sulle imposte da pagare) può essere, quindi, al massimo di 399 euro l’anno.

La deduzione fiscale delle spese per le collaboratrici familiari

La deduzione è un’operazione che consente di sottrarre un dato importo dal reddito complessivo prima di calcolare l’imposta su cui pagare le tasse. In altre parole, attraverso la deduzione si riduce la base imponibile, cioè quella parte del reddito su cui vengono calcolate le tasse. Per capire come funziona: si parte dal reddito lordo del contribuente, si sottraggono le spese deducibili dal reddito per ottenere l’imponibile, un ammontare su cui vengono poi calcolate le imposte. Prendiamo un esempio:

  • Reddito complessivo (ipotetico) del datore di lavoro 30.000 €
  • Spese deducibili (ipotetiche): 3.000 €
  • Reddito imponibile: 30.000 € – 3.000 € = 27.000 €
  • Le imposte verranno calcolate su 27.000 €, invece che su 30.000 €

Tra le spese deducibili ci sono anche le spese previdenziali per personale domestico. Chiunque abbia regolarmente alle proprie dipendenze una colf, badante e baby sitter, in fase di dichiarazione dei redditi, può portare in deduzione l’ammontare delle somme versate trimestralmente all’Inps purché non superi la soglia di 1549,37 euro l’anno. Attualmente non sono previsti limiti di reddito. Attenzione però: è possibile portare in deduzione solo la parte a carico del datore, e non quella spettante al lavoratore (viene anticipata dal datore e trattenuta in busta paga).

Anche i contributi previdenziali versati alla gestione separata INPS mediante il “Libretto Famiglia” possono essere portati in deduzione in quanto interamente a carico del datore di lavoro.

Per poter accedere a questa agevolazione fiscale è necessario conservare le ricevute di pagamento complete della parte informativa sul rapporto di lavoro domestico (datore di lavoro, lavoratore, ore trimestrali, retribuzione oraria effettiva, importo complessivo), intestati all’INPS ed eseguiti con PagoPa (pagamento mediante avviso). Altra informazione che è bene conoscere soprattutto in funzione del fatto che in ambito domestico i versamenti contributivi sono trimestrali: nella produzione della documentazione si applica il principio di cassa, sono dunque ammesse le quote di contributi effettivamente versate nel corso del periodo d’imposta, anche se riferite ad un anno diverso (ad esempio il 4° trimestre 2033 che viene pagato dal 1° al 10 gennaio 2024 è deducibile nell’anno 2024)

Differenza tra deduzione e detrazione

La principale differenza tra deduzione e detrazione risiede nel momento in cui agiscono nel processo di calcolo delle imposte ma anche sul loro effetto. La deduzione riduce il reddito imponibile, ovvero la parte del reddito su cui vengono calcolate le imposte. Il vantaggio dipende, poi, dal livello di reddito e dall’aliquota fiscale applicata: chi ha un reddito più alto trae un vantaggio maggiore da una deduzione, perché paga tasse su una fascia di reddito tassata con un’aliquota più elevata. La detrazione riduce direttamente l’imposta da pagare, quindi il suo impatto è indipendente dal livello di reddito.

Esonero contributivo al 100%

Per concludere, c’è la misura dell’esonero contributivo per i datori di lavoro domestico introdotto nel 2024 (decreto-legge 19 del 2 marzo 2024). Questa misura prevede che per le nuove assunzioni o per le trasformazioni di contratti a tempo indeterminato di lavoratori che assistono persone non autosufficienti, i datori di lavoro possano beneficiare di un esonero del 100% dei contributi a loro carico nel limite di 3.000 euro annui, per una durata di 2 anni. La norma prevede che il datore di lavoro destinatario debba essere persona non autosufficiente, con più di ottanta anni, già titolare dell’indennità di accompagnamento e con ridotte disponibilità economiche (ISEE per le prestazioni agevolate di natura sociosanitaria non superiore a 6.000 euro).

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