Quando l’ansia da coronavirus arriva anche in casa, come comportarsi con il domestico che rientra a lavoro dopo un lungo viaggio all’estero? È questa una delle domande più ricorrenti che, da Associazione che rappresenta le famiglie che si avvalgono dell’aiuto di colf, badanti e baby sitter stiamo ricevendo nelle ultime settimane. La categoria dei lavoratori domestici è, infatti, per la maggior parte composta da personale di origine straniera, quindi più propensi a muoversi fuori dai confini nazionali e anche per periodi lunghi (un domestico può, all’occorrenza, usufruire di due mesi di ferie continuative).
È forse questa la ragione che spinge molte famiglie a chiedersi come e, se sia possibile, prevedere delle ulteriori precauzioni rispetto al protocollo messo in campo dalle autorità sanitarie e non solo. Che si tratti di una paura fondata o meno (non sta certamente a noi giudicare), la risposta alle preoccupazioni delle famiglie la possiamo trovare nelle pieghe del Ccnl che regola il settore domestico. Tecnicamente si chiama “sospensione di lavoro extraferiale”: l’articolo (il 19) prevede, infatti, che “per esigenze del datore di lavoro” si possa disporre una sospensione per un determinato arco temporale dalla normale attività lavorativa, ferma restando la corresponsione della retribuzione. Tradotto, una sorta di ferie retribuite: il lavoratore viene messo a ‘riposo’ anche per due settimane ma ovviamente a spese della famiglia, che in questo modo può però, a torto o a ragione, far fronte alla propria preoccupazione restando nelle regole.