È il passaparola il metodo più utilizzato per la ricerca del personale domestico: a ricorrervi sono il 76,4% delle famiglie che hanno bisogno di una colf, il 70,8% nel caso delle badanti, il 61,6% per le baby sitter, a dimostrazione di come, nella ricerca del personale domestico, le famiglie tendano ad adottare una logica di prossimità, ricorrendo prevalentemente alla propria rete di conoscenze dirette e utilizzando meno i canali specializzati (agenzie per il lavoro, piattaforme online), percepiti come poco accessibili e più costosi.

Sono questi alcuni dei principali risultati che emergono dal 3° Report sul lavoro domestico Censis-Assindatcolf presentato giovedì 12 maggio presso il Cnel. La rilevazione ha riguardato un campione rappresentativo di famiglie associate ad Assindatcolf che hanno risposto ad un questionario anonimo.

Relativamente al livello di soddisfazione delle famiglie per il servizio, nel caso delle colf, l’82% delle famiglie ha trovato nel lavoratore una effettiva corrispondenza con le competenze richieste e l’area dell’insoddisfazione (che può portare anche alla decisione del licenziamento) si ferma al 18%. Nel caso delle badanti, il disallineamento tra attese e qualità professionali della persona impiegata riguarda invece un terzo delle famiglie: il 33,8%. Quanto alle baby sitter, al 76,2% di famiglie soddisfatte si contrappone quasi un quarto di insoddisfatte. Il livello di soddisfazione è minore tra i datori di lavoro più giovani, under 55 anni. Tra questi, il 22,7% ha riscontrato un certo grado di inadeguatezza rispetto a quanto ci si aspettava dalla colf assunta e l’1,6% sta pensando di procedere alla sostituzione. Tra chi rientra in questa classe di età, nel caso delle badanti assunte gli insoddisfatti arrivano al 41%.

Qui il testo integrale del comunicato stampa.