Il fenomeno del cyberbullismo viene denunciato oggi da circa il 15% dei giovani fra gli 11 e i 15 anni. Se consideriamo che a fronte di una vittima spesso ci sono molti aggressori, comprendiamo quanto questo problema possa riguardare da vicino le nostre famiglie. In un modo o nell’altro.
Il cyberbullismo è sicuramente un segno dei tempi, che vedono un utilizzo sempre più massivo degli smartphone, social network e app di messaggistica da parte delle nuove generazioni. E dato che si sviluppa in un ecosistema digitale, e non fisico, è paradossalmente più subdolo proprio perché i segnali di allarme sono meno visibili.

Queste osservazioni, riportate dall’indagine HBSC Italia 2022, danno anche l’idea di quanto è importante, all’interno della famiglia, una giusta educazione e formazione per sconfiggere questo fenomeno.
Vediamo insieme quindi come approcciarci all’educazione all’empatia e ad un uso consapevole delle nuove tecnologie, per conoscere i rischi della rete e contemporaneamente vigilare e supportare i nostri giovani.

Come capire se tuo figlio sta subendo atti di cyberbullismo

Se tuo figlio o tua figlia sono vittime di atti di cyberbullismo, aver costruito un rapporto di dialogo e apertura si rivela fondamentale per capire cosa sta succedendo. Tuttavia, può darsi che, per quanto il vostro legame sia solido, il tipo di molestie che ricevono o il senso di colpa che provano li portino a chiudersi nel silenzio, magari nella convinzione di doverne per forza uscire senza l’aiuto di nessuno.
Esistono alcuni segnali che possono essere indice di qualcosa che non va. NetNenny, una grande compagnia statunitense che produce sistemi di parental control, ha stilato una serie di campanelli d’allarme che potrebbero rivelare episodi di cyberbullismo:

  1. aumento del nervosismo o rifiuto di andare a scuola;
  2. irascibilità dopo aver chattato o usato i social;
  3. scatti di rabbia contro la tastiera del pc o il telefono durante l’uso;
  4. non voler condividere informazioni sul proprio account o sulle attività online;
  5. frequenti mal di testa, mal di stomaco o cambi improvvisi nel peso;
  6. problemi a prendere sonno la notte;
  7. perdita di interesse verso i propri hobby e le attività che più ama;
  8. depressione e comportamenti antisociali;
  9. isolamento da parenti e amici;
  10. comparsa di pensieri autolesionisti.

Consigli pratici per vigilare e contrastare il fenomeno

Oltre a fare in modo che i tuoi ragazzi comprendano l’importanza di raccontarti eventuali episodi di cyberbullismo, di cui siano stati vittime o testimoni, esistono alcuni strumenti pratici per contrastare meglio questo fenomeno.

Raccogliere prove
La prima cosa da fare è quella di raccogliere e conservare tutti gli elementi che possano provare gli episodi di cyberbullismo, specie considerata la facilità con cui si possono cancellare i messaggi di una chat o i commenti su un social network. Il sistema più pratico è quello dello “screenshot”, ovvero della “foto dello schermo”.
Dal proprio pc, è sufficiente visualizzare i messaggi incriminati e premere il tasto Stamp, nella parte alta a destra della propria tastiera. Così facendo il sistema memorizzerà la schermata, che a quel punto dovrà essere incollata su un editor di immagini o su un normalissimo documento di testo (Word).
Per quanto riguarda il cellulare, il sistema per fotografare la schermata varia a seconda del modello. Negli iPhone, ad esempio, bisogna premere contemporaneamente il tasto laterale di accensione e quello per alzare il volume; nei dispositivi Android, invece, accensione + tasto home oppure accensione + volume giù.
Un ulteriore consiglio è quello di non limitarsi a conservare questi file nella memoria del telefono o del pc, ma è sempre meglio autoinviarsene una copia tramite mail, in modo da conservarli anche digitalmente.

Non rispondere
Se i nostri figli dovessero chiederci come agire nell’immediato (e dopo aver comunque raccolto e conservato le prove dell’accaduto) il primo consiglio che possiamo dar loro è quello di non rispondere alle provocazioni.
Un celebre adagio di internet è proprio “Don’t feed the troll”, ovvero “Non dare corda a chi ti provoca”. Nei casi meno gravi di cyberbullismo, a volte può rivelarsi sufficiente.

Bloccare il cyberbullo
La seconda mossa da fare è quella di bloccare e segnalare il profilo del cyberbullo. Ogni piattaforma ha il suo sistema.
Sulle piattaforme maggiormente utilizzate dai giovanissimi, si fa così:

  • Whatsapp: aprire la chat in questione e cliccare sul nome o sul numero di telefono del cyberbullo, nella parte alta della schermata. A quel punto basta scorrere fino al termine della schermata e premere prima Segnala e poi Blocca. Le chat verranno conservate, ma sempre meglio conservare le schermate.
  • Telegram: su questa app di messaggistica non è possibile segnalare i profili, ma è comunque possibile bloccarli. Per farlo, bisogna cliccare sul nome della persona da bloccare, premere “altro” nella schermata che si aprirà e infine “Blocca utente”. Le chat vengono mantenute sul dispositivo, ma anche in questo caso è preferibile fare degli screenshot della conversazione.
  • Instagram: aprire la schermata con il profilo utente da bloccare, premere sui tre puntini in alto a destra, cliccare su Segnala (è possibile segnalare anche il singolo post, messaggio o commento, ma meglio l’intero account) e infine Blocca.
  • TikTok: dalla chat, cliccare sui tre puntini in alto a destra, premere Segnala e infine spuntare Blocca.

Modificare la privacy sui propri profili
I principali social network permettono la creazione di profili privati, i cui contenuti sono visibili soltanto a un gruppo di persone selezionato.
Ad esempio, su Instagram è sufficiente andare nelle impostazioni, alla voce Privacy dell’account, e spuntare “Profilo privato”. Un altro accorgimento è quello di selezionare una lista di amici stretti per permettere solo a loro la visualizzazione di alcune storie.
L’importante è comunque scegliere molto bene quali profili accettare tra i propri contatti e quali no, rimuovendo di tanto in tanto quelli potenzialmente pericolosi.

Strumenti informatici per i genitori
Nel caso si volessero monitorare le attività online dei nostri figli, esistono numerose app per il parental control.
Alcuni esempi possono essere Mobile Fence, pensata per i dispositivi Android, oppure Qustodio e Kaspersky Safe Kids, che funzionano sia con Android che con i sistemi iOS.
Attraverso queste app è possibile consultare una lista delle applicazioni avviate sul dispositivo sotto controllo, quali siti web vengono visitati e che chiamate vengono effettuate. L’app permette anche di bloccare l’accesso a siti e programmi ritenuti inappropriati e impostare un limite di tempo per l’utilizzo del device. È presente anche una funzione di Geo fencing, compatibile con i principali sistemi di domotica.

Se tuo figlio non è la vittima… ma il bullo?

Ma se nostro figlio fosse il bullo e non il bullizzato? Che cosa può fare la famiglia per evitare che possa germogliare nei propri giovani il desiderio di discriminare, deridere o addirittura perseguitare un proprio compagno di scuola? Per gli esperti, le caratteristiche più frequenti in un ragazzo che sono una bassa autostima – che si traduce poi nei tentativi di dominare le proprie vittime – e una marcata mancanza di empatia affettiva.
Questo significa che spesso il ragazzo che pratica atti di bullismo è in grado di capire che sta arrecando sofferenza alla propria vittima. Il suo coinvolgimento emotivo tuttavia si ferma lì, senza arrivare a mettersi nei panni della persona presa di mira.
Il lavoro di prevenzione in famiglia, dunque, non può che partire dall’educazione all’empatia affettiva nei confronti del prossimo, specialmente in presenza di fattori ambientali potenzialmente nocivi. È dimostrato infatti che il bullismo vive e prolifera soprattutto in un clima sociale che alimenta intolleranze e pregiudizi.
Le vittime, infatti, vengono di solito prese di mira per via di qualcosa legato al loro aspetto fisico, al vestiario, all’appartenenza a una minoranza e, in generale, per via di qualcosa che le rende particolarmente differenti da ciò che la maggioranza delle persone percepisce come la norma.

Quali sono le azioni che rientrano nel cyberbullismo?

A volte i nostri ragazzi partecipano o sono testimoni di azioni di derisione o mancanza di rispetto senza rendersi conto che tali comportamenti rientrano nella definizione di cyberbullismo. Parlarne in famiglia e cercare di chiarire quali sono i limiti di comportamento sociale che garantiscano i diritti degli altri è sempre utile e formativo. Ma quali sono, quindi, i comportamenti da deprecare e contrastare?
Quando si parla di cyberbullismo si va dalle offese mirate – per esempio nei commenti di un post sui social network – a vere e proprie molestie reiterate nel tempo, fino ad azioni organizzate con l’obiettivo di distruggere la reputazione della vittima, amplificarne le umiliazioni subite fuori dal web o diffondere contenuti strettamente personali.
Rientrano nella tipologia di cyberbullismo i video in cui viene ripresa la vittima di un pestaggio organizzato, la diffusione di notizie o foto compromettenti. Rientra nel fenomeno anche il cosiddetto revenge porn: ossia il far circolare scatti o filmati di una persona in atteggiamenti intimi, senza il consenso della persona stessa… in questo caso l’atteggiamento sbagliato non è solo di chi invia il materiale per primo, ma anche di chi lo condivide ulteriormente.
Si possono verificare anche casi di furto di identità, in cui il cyberbullo crea un account sui social network spacciandosi per la vittima, o rubandone in qualche modo i dati d’accesso.
Forse non tutte queste azioni possono sembrarci gravi, viste con gli occhi di chi l’adolescenza l’ha superata da un po’: dopotutto, che danni può fare un insulto sui social network? Eppure, le conseguenze psicologiche sulle giovanissime vittime possono essere davvero pesanti, portando a depressione, bassa autostima e addirittura gesti estremi.

Che cosa dice la legge

Da alcuni anni, anche la legge italiana riconosce la particolarità del cyberbullismo come fenomeno. Senza entrare nei dettagli, quello che ci interessa è capire come vengono suddivise le responsabilità tra ragazzi, genitori e insegnanti.
Ad esempio, immaginiamo che nostro figlio o nostra figlia abbia commesso qualcosa che possa rientrare nella definizione di cyberbullismo.  Se è in grado di comprendere le conseguenze delle proprie azioni, di volerle deliberatamente mettere in atto e ha almeno 14 anni compiuti, significa che potrebbe dover rispondere delle proprie azioni di fronte al Tribunale per i minori.
Nel caso in cui non avesse ancora compiuto i 14 anni, invece, per la legge italiana non può essere penalmente responsabile. A rispondere, anche se non penalmente, saranno i genitori, che dovranno risarcire il danno causato. È quella che si chiama “culpa in educando”. Per sfuggire all’obbligo di risarcimento, bisogna dimostrare di aver svolto nel miglior modo possibile il proprio ruolo di genitore e che non ci fosse alcuna maniera di impedire i danni causati dal proprio figlio.
Per quanto riguarda gli insegnanti, si parla di “culpa in vigilando”, ovvero possono essere chiamati in causa solo se i fatti si sono svolti durante l’orario scolastico.

L’importanza della famiglia nella lotta al bullismo

Per contrastare il cyberbullismo, è indispensabile passare attraverso l’educazione, la prevenzione e l’ascolto, con il coinvolgimento fondamentale della famiglia accanto a scuole, psicologi e istituzioni.
Da alcuni anni, per sensibilizzare genitori, insegnanti e ragazzi, esistono numerosi progetti a tema nelle scuole, spesso in collaborazione con la Polizia postale.
Molto istruttivo il video dell’Ufficio Scolastico Regionale della Liguria che spiega con dovizia di particolari il significato e il pericolo insito in questi comportamenti e lo stretto legame con la dipendenza dall’uso della tecnologia.
A livello istituzionale, inoltre, è attiva una piattaforma chiamata Generazioni connesse. Cofinanziata dall’Unione europea e coordinata dal MIUR, Generazioni connesse ha come obiettivo quello di rendere internet uno strumento più sicuro, sensibilizzando all’uso positivo dei social e delle nuove tecnologie. Sulle sue pagine è possibile trovare notizie, iniziative e materiali didattici davvero preziosi.

Il sito ha un’intera sezione pensata per i genitori. Dall’articolo sul dialogo genitori-figli intorno all’uso del web, viene data particolare enfasi all’importanza di digitalizzarsi: solo con una informatizzazione sufficiente come genitore puoi vigilare ma anche comprendere i meccanismi che regolano la vita online dei tuoi figli.

Sono presenti anche approfondimenti su fenomeni come lo sharenting, ossia la diffusione sui social di contenuti riguardanti minori da parte dei loro stessi genitori e che possono spesso essere il fattore scatenante di molti episodi di bullismo.